domenica 11 maggio 2014

Un degno saluto. Inter-Lazio 4-1


Che i novanta minuti contro la Lazio sarebbero stati il contorno lo si era capito ore prima dell'inizio della gara, quella di ieri sera era la sera di Zanetti, alla sua ultima gara ufficiale a San Siro. Sarebbe stato un vero peccato rendere omaggio al Capitano con una prestazione negativa e deludente, ma per fortuna così non è stato. Anche perché non mancavano di certo gli stimoli: con la vittoria di ieri sera abbiamo riscattato la disfatta del derby e, soprattutto, abbiamo guadagnato di fatto la certezza del ritorno in Europa. Tanto per essere chiari, nella peggiore delle ipotesi ci supererà il Toro e ci aggancerà il Milan, con il quale siamo a pari negli scontri diretti, ma in vantaggio netto per differenza reti (+16). Dovrebbe accadere l'impossibile, tipo che il presidente del Sassuolo, nonché tifoso della "Milano che conta", magari già salvo, facesse segnare venti goal al Milan nell'ultima giornata. Capite che scadremmo nel ridicolo...


E' stata la migliore partita disputata in casa, almeno per il risultato, visto che per la prima volta abbiamo segnato quattro reti. Va anche detto che dire che dietro abbiamo ballato è dire poco: l'inizio è stato da brividi, con il goal subito dopo pochi secondi, e anche nella fase centrale del secondo tempo, fino al gran tiro di Hernanes, abbiamo rischiato più volte di rimettere la Lazio in partita, salvati da quattro super parate  di Handanovic (quella di piede su tutte). Indubbiamente è stata una serata in cui molto di quello che poteva andare bene lo ha fatto, come nel caso del terzo goal, in cui Palacio ha raccolto un cross di Nagatomo indirizzato da tutt'altra parte e finitogli proprio sui piedi. Detto questo, rimango convinto che quella di ieri sia stata la miglior gara casalinga. Per una volta il gioco era veloce e, soprattutto verticale. Questo per merito del migliore in campo Mateo Kovacic, che con due filtranti al bacio ha messo in porta Palacio prima e Icardi dopo. Il croato fa giocate che la maggior parte dei compagni non riesce neanche a pensare, vede il gioco a 360° e, quel che adoro di più, verticalizza e salta l'uomo. Abbiamo più volte evidenziato le lacune del modulo fin'ora adottato, ma la più palese è sicuramente questa necessità di passare sempre dagli esterni, relegando gente come Kovacic e Hernanes a semplici smistatori di palloni, sempre recapitati a Jonhatan e Nagatomo. I primi due goal sono stati l'esempio di come di ciò si possa anche fare a meno, se hai gli interpreti giusti, come Kovacic. Devo dire che tutta la mia gioia nel vedere il giovane croato disegnare il campo e saltare un uomo dopo l'altro era sempre accompagnata dal rammarico per averlo visto giocare solo dalla partita con la Sampdoria. Ho già riconosciuto i meriti dell'allenatore e del suo staff per il lavoro difensivo fatto su Mateo, ma ciò che ha fatto ieri lo sapeva già fare, di sicuro non l'ha imparato da Mazzarri. Dunque non è perdonabile il fatto di avergli preferito cani e porci prima di decidersi a dargli spazio con continuità. Spero almeno che ne tragga qualcosa per il futuro. Ieri, intanto, il Miste' ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza, la sua non appartenenza al mondo Inter, e, lasciatemelo dire, anche la sua poca intelligenza. Capisco che si fosse risentito per la bordata di fischi che ha ricevuto, ma non sei un bambino, sai che gente molto più importante e grande di te ha avuto lo stesso trattamento in passato facendo di tutto per far cambiare idea al pubblico. Invece lui se ne è stato lì, impassibile e serioso, durante tutta la cerimonia, per poi sfogare la sua "stanchezza" nel post-partita, in cui, anziché fare buon viso a cattivo gioco, ha iniziato a frignare come quest'anno l'avevo visto fare poche volte.


Ma torniamo a parlare di cose serie, perché abbiamo detto che ieri sera è stata la sera di Zanetti. In tutti i ricordi che ho sull'Inter c'è Zanetti, autentico simbolo della nostra storia. Impossibile poi per chi come me è nato nei primi anni '90 non identificarsi totalmente con il Capitano. C'era in ogni sconfitta ingiusta, in ogni disfatta meritata, ma in ogni trionfo era il primo a sollevare la Coppa. Ho letto con vero piacere la sua autobiografia, perché in ogni pagina c'era anche un po' della mia vita. Sostengo da tempo che fosse giunto il momento di ritirarsi (anche se ieri ha fatto più di una sgroppata), ma faccio notare il trattamento che gli interisti hanno regalato a Pupi, e quanto sia stato diverso quello di Milan e Juve alle rispettive "bandiere". Mi sembra superfluo dire altro su Javier, sarà stato di certo detto e scritto da altri, non vedo l'ora di vedere come se la caverà nel suo nuovo ruolo, con la speranza di trovare prima o poi un altro Uomo come lui.  



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