lunedì 22 dicembre 2014

Come complicarsi la vita. Inter-Lazio 2-2


Era un'altra di quelle domeniche in cui l'occasione per recuperare terreno dalle avversarie per il terzo posto era più ghiotta che mai. Nessuna aveva fatto punti, tranne il Napoli giovedì scorso. Samp, Udinese, Milan, Fiorentina e Palermo avevano pareggiato, il Genoa addirittura perso. Dopo quarantacinque minuti, tuttavia, era diventata un'altra di quelle domeniche da imprecazione continua, in cui sei costretto a vedere erroracci individuali di rara bruttezza. Il secondo tempo è l'ennesimo brodino caldo, l'ultimo dell'anno, che serve molto di più al morale che a una classifica che ci vede a sei punti dalla Champions League, ma con una marea di squadre davanti.
Avevo già detto nel precedente post che l'Inter ha un gioco molto rischioso se consideriamo la qualità degli interpreti. Ebbene, secondo me il primo tempo di ieri non è stato molto peggio di quello con il Chievo, abbiamo concesso agli avversari lo stesso numero di occasioni, forse anche meno, ma il maggior valore della Lazio ha fatto si che dopo la prima frazione ci ritrovassimo 0-2. Anche se sarebbe meglio dire che le occasioni non le abbiamo concesse, ma regalate, con Ranocchia e Juan Jesus messi alla berlina da un Felipe Anderson qualunque, diventato Maradona grazie alla nostra scarsezza. Imbarazzante l'immobilità di tutto il reparto difensivo sul primo goal, inconcepibile il modo di "marcare" di Juan Jesus, che beve ogni minima finta girandosi su se stesso, non prima di aver fatto fare al nostro giustiziere almeno venti metri di campo in solitaria, lanciato da un buco clamoroso del nostro capitano.
C'è anche da dire che Mancini ci ha messo del suo per rendere tutto più difficile, facendo giocare contemporaneamente e nella stessa zona di campo Nagatomo e Dodò, che di due non ne fanno uno. Inizia dietro Dodò, che dopo un minuto calcia fuori con ignoranza un pallone giocabilissimo da cui scaturisce il vantaggio laziale. Nagatomo saltella nella terra di nessuno con un'espressione ancor meno rassicurante del solito. Dopo un inizio da incubo, il mister inverte i due: le cose vanno leggermente meglio, anche se il brasiliano sparisce dalla partita ( e verrebbe da dire: "meno male..."), il giapponese regala perle di scarsezza incredibili, come quando tenta di andar via a Basta portandosi il pallone fuori. Al 44' arriva, tardivo, il cambio: fuori Dodò, dentro Medel, che stopperà anche il pallone in un modo orripilante, ma costituisce un frangiflutti ad oggi indispensabile se consideriamo i due scienziati che gli stanno dietro. Davvero inspiegabile la mossa del Mancio, soprattutto dopo una partita in cui la squadra sembrava aver trovato nel rombo il suo assetto migliore. 


La mia sensazione è che se ci fosse stato ancora Mazzarri la partita sarebbe finita lì: ogni volta che era andata sotto, l'Inter non aveva mai dato l'impressione di poter rimontare (pensiamo alle gare con Cagliari e Fiorentina). E forse non sarebbe successo nemmeno ieri sera, se Kovacic non avesse sfoderato un goal tanto bello da dare la scossa alla squadra e allo stadio. Una scossa tanto forte da far sbloccare anche Palacio, che finalmente torna al goal e perde l'espressione incupita degli ultimi mesi. Alla fine rischiamo di segnare anche il 3-2, ancora con Mateo, ma forse sarebbe stato troppo. Non che non lo meritassimo, Handanovic non ha toccato un pallone, ma per come si erano messe le cose è un punto guadagnato.
Mancini azzecca il cambio nel secondo tempo, togliendo per la gioia di tutti Guarin, verso il quale non so più quali insulti inventarmi, inserendo il giovane Bonazzoli che calcia (bene) la punizione del 2-2. Spero veramente che con ieri sera il colombiano abbia giocato la sua ultima partita nell'Inter: vederlo giocare è uno strazio, perde palla con facilità incredibile, riesce a fare sempre la cosa sbagliata. Mi illudo che qualcuno non troppo informato abbocchi all'amo, vedendo solo gli highlights delle nostre partite e i suoi tiri migliori (uno anche ieri). Alla fine è l'unico da cui poter ricavare qualcosina senza perdere in qualità, per finanziare un mercato che altrimenti non avrebbe nessuna pretesa. Ringrazio ancora i tifosi che hanno fatto casino perché lo trattenessero e la società che li ha ascoltati...


L'abbiamo detto più volte, il lavoro del nuovo tecnico si vede, ma siamo deficitari in troppi ruoli . Non so voi, ma io sono tranquillo quando la palla la giostrano quei due o tre soliti noti. Quando passa dagli altri mi aspetto sempre l'errore, o che la perdano malamente. Per questo è importante che la squadra venga rafforzata, e il fatto che sia Mancini a sedere sulla nostra panchina dovrebbe essere una garanzia. Vedremo se i bei nomi accostati all'Inter saranno destinati a restare idee, intanto colgo l'occasione dell'ultimo post dell'anno (credo) per mandare a tutti i lettori un sincero augurio di Buone Feste.

martedì 16 dicembre 2014

La consapevolezza del rischio. Chievo-Inter 0-2


Dopo un mese esatto dal ritorno di Mancini sulla nostra panchina, troviamo una squadra stravolta nel gioco e nell'atteggiamento, talmente diversa da quella messa in campo da Mazzarri che risulta difficile fare paragoni. Non intendo dire che sia straordinaria, anzi, ma semplicemente diversa, per sottolineare l'impatto del cambio di tecnico. Spiccano la costante ricerca della giocata e la linea difensiva molto alta, due cose che un tifoso ama vedere, ma che si possono trasformare in un boomerang se gli interpreti non sono all'altezza
Purtroppo, nel nostro caso, la palla passa spesso per i piedi ignoranti di Guarin. Ormai mi sono convinto che il Mancio lo metta in campo per cercare di venderlo, essendo il colombiano un giocatore da highlights, che alla fine è persino entrato nelle azioni dei goal, per fortuna senza toccare la palla. Sono convinto che Obi dia molte più garanzie in questo momento. Ma a fare compagnia al Guaro nel gruppo degli inadatti ci metto anche Nagatomo, che per fortuna toglierà il disturbo per un po' e se andrà a giocare la Coppa d'Asia, Juan Jesus, che mi sembra essere limitatissimo tecnicamente e mentalmente, e guarda un po' anche Ranocchia, checché ne dicano a Sky. In generale, tutta la linea difensiva merita un applauso per come fa il fuorigioco, ma i due centrali vanno troppo facilmente in bambola, e nessuno dei due è abbastanza leader per sorreggere l'altro. 


Tutto questo per dire che, essendo la tua squadra composta da giocatori non all'altezza, facendo questo tipo di gioco ti esponi a svariati rischi. Già perché questi giocatori sono semplicemente scarsi e, se messi nella condizione di sbagliare, lo fanno. Quanti passaggi sbagliati, svirgolate,  incomprensioni abbiamo visto da parte dei succitati e non solo? Ma è un rischio di cui Mancini è perfettamente consapevole: spera che con il tempo un giocatore che commette 20 errori a partita, ne faccia solo 10. E spera che qualche titolare inamovibile di adesso possa, a Gennaio, accomodarsi in panchina per far spazio a qualche nuovo acquisto. 
Anche un allenatore modesto come Mazzarri aveva colto i limiti di questa squadra: la sua soluzione era stata giocare con cinque difensori più Medel, esponendosi tra le altre cose al linciaggio per aver giocato con il solo Icardi in attacco nella gara casalinga contro il Qarabag, per subire il meno possibile. Il risultato era che alla fine subivamo lo stesso e vedevamo delle partite orribili in cui faticavamo persino a tirare in porta. 
Dobbiamo essere consapevoli che questa squadra ha nello scarso livello tecnico il suo tallone d'Achille: continueremo a vedere gli errori e gli orrori di sempre, ma anche una squadra propositiva e offensiva che fa sempre la partita, con tutti i suoi limiti.


Fortunatamente Mancini ha accantonato idee assurde come far giocare Kovacic, tornato finalmente al goal, e Icardi da esterni d'attacco, preferendo un sicuro rombo in cui la maggior parte dei giocatori gioca nel suo ruolo. Abbiamo piacevolmente ritrovato D'Ambrosio, giocatore di poco appeal mediatico, che però è forse il migliore esterno che abbiamo
Questa vittoria serve per il morale e la classifica. Purtroppo siamo ancora nella parte destra, ma la chimera del terzo posto è a 6 punti. La partita con la lazio è da vincere, almeno per passare serenamente le feste...

domenica 7 dicembre 2014

Il collasso. Inter-Udinese 1-2



E' inutile che facciamo calcoli, che gioiamo se il Milan perde, il Napoli pareggia o un'altra squadra davanti a noi perde punti, se vedi svanire ogni speranza, anche quella più modesta, come superare in casa un'Udinese, con un harakiri che ha portato la mia mente a Livorno, poco più di sei mesi fa, e che sembra essere diventata la nostra specialità.
Non è accettabile un errore come quello commesso da Palacio, che da tre mesi è l'ombra di se stesso. Gli farebbe bene prima di tutto una cura Qarabag, giocando con (si spera) i ragazzini per scendere dal piedistallo dell'inamovibilità. E poi, se necessario, anche un po' di sana panca. Non per sempre, sia chiaro. Rodrigo è tecnicamente il nostro migliore attaccante, ma per averlo così preferisco che Icardi (che di riffo o di raffa il goal te lo fa quasi sempre) e Osvaldo giochino insieme. Poi si può discutere di tutto, del fatto che il secondo tempo sia stato giocato con la paura e la disattenzione di una squadra che ha il terrore di sbagliare. Di alcuni personaggi, come Nagatomo, che non imbrocca un cross neanche per sbaglio. Di Kuzmanovic, la cui prestazione è l'emblema di quella della squadra. Ordinato e preciso prima, confuso poi, con un colpo di tacco tentato nel finale che lascia intristiti. Ma cerchiamo di essere lucidi, per quanto possibile dopo l'ennesima mazzata, che ogni volta fa pensare che non c'è mai fine al peggio. 


Nel primo tempo è stato giocato il miglior calcio degli ultimi tempi: squadra corta, aggressiva, che recuperava il pallone non appena lo aveva perduto. Manovra veloce e, per fortuna, poco basata sugli inutili esterni. Il tutto aiutato da un'Udinese remissiva e intimidita. Purtroppo i primi quarantacinque minuti portano un solo goal di vantaggio, oltre a una traversa di Kovacic e a un dominio territoriale pressoché totale.


E il secondo sembra iniziare sulla falsa riga del primo, con l'Inter ancora in fase offensiva e Juan Jesus che si divora il raddoppio calciando con ignoranza senza guardare il primo palo sguarnito (il tutto da un metro di distanza dalla porta). Poi qualcosa inizia a incepparsi: Medel non arriva più per primo anche sui palloni dei compagni e come spesso va a finire, la prendono gli altri, che ci spaventano un paio di volte in contropiede prima di punirci con un triangolo elementare che non fa altro che evidenziare quanto la squadra sia collassata. Da qui in avanti, il caos: rimpalli, pedate ignoranti a casaccio, azioni personali senza pretese. Ma eri 1-1, pur avendo subito un tracollo qualitativo imbarazzante, eri in partita con più di venti minuti per vincerla.
A questo punto succede il fattaccio, proprio quando pensi di averle viste tutte. Palacio che va a ricevere un rilancio del portiere a metà campo (ma perché?!) e che dopo averla controllata, senza essere particolarmente pressato decide di ritirare la palla allo stesso Handanovic (ma perché!), con un passaggio che diventa un assist e l'equivalente di una condanna a morte per le nostre speranze. 
Capisco e compatisco Mancini, perché se ci infuriamo noi da semplici tifosi, non immagino quanto possa farlo lui che è l'allenatore. Nel primo tempo sembravano improvvisamente maturati i frutti del suo lavoro, ma lo scempio avvenuto dopo fa capire quanto ci sia ancora da fare. A questo punto guardare la classifica o inseguire qualcuno non ha senso. Bisogna solo cercare di fare tre punti, di vincere, in qualunque modo. Sperando di non riuscire a resuscitare anche il Chievo, che tra parantesi magari domani se becca tre dal Cagliari.

lunedì 1 dicembre 2014

Scivolando a destra. Roma-Inter 4-2


Se la tua linea di centrocampo è composta da M'Vila, Medel, Kuzmanovic e Guarin, non penso possa avanzare alcuna pretesa affrontando la Roma, nettamente superiore per qualità tecnica e atletica. Anche se credo che un po' tutti pensassero a una scoppola ben più sonora: invece l'Inter, con tutti i suoi limiti di cui avremo modo di parlare, è rimasta in partita per più di un'ora, anche se di fatto è stata la punizione di Pjanic a metterci KO. Vi confesso che dopo il pareggio di Osvaldo ho pensato per un attimo: "Sta a vedere che la vinciamo!". Ma dopo un attimo, appunto, questa sensazione è svanita. Il tempo di regalare il terzo goal ai giallorossi per rendere nulli i due segnati (ad dir poco miracolosi, se pensiamo che loro non avevano mai subito una rete in casa).
Ovviamente non era questa la partita su cui basare la nostra risalita, ma averla persa ci porta in una posizione di classifica devastante: undicesimi, appena agganciati dal Palermo e superati dal Sassuolo. Abbiamo esattamente la metà dei punti della Juve che ieri, tra rigore e un culo infinito, ha piegato il povero Torino (solidarietà ai granata). E' vero, è un campionato in cui ci sono tante squadre in pochi punti, basterebbe vincere due o tre volte di fila per ritrovarsi in zona Europa. Ma è anche vero che per farlo l'Inter dovrà tirare fuori una qualità che si è vista ancora poco: se l'esordio di Mancini era segnato da due gare difficilissime come il Derby e quella di ieri, da qui a Natale (e potremmo inglobarci anche Gennaio) il calendario non è clemente con noi. Le uniche sfide con squadre che si possono ritenere scarse sono con Chievo e Empoli, mentre dobbiamo ancora affrontare Udinese, Lazio, Genoa e Juventus. Questo perché quando sedeva ancora Mazzari sulla nostra panchina, abbiamo buttato via punti contro squadre di livello bassissimo, e ora ci ritroviamo nella parte destra della classifica, sensazione che di solito provi solo alla prima giornata, se non vinci.


Tornando al posticipo di ieri sera, mi sembrano lampanti alcune considerazioni. La prima è che il lavoro di Mancini si vede eccome: linea difensiva alta, un gioco più verticale e meno vincolato agli esterni, la voglia di provare a fare un minimo di gioco anche contro la seconda in classifica . Il problema, al momento, è negli interpreti. Come ho già scritto nell'incipit del pezzo, il nostro centrocampo è troppo scarso per competere in Serie A. Dei quattro giocatori elencati, se ne può tollerare uno, massimo due, altrimenti il livello qualitativo e dinamico scende in picchiata. Per indole, i centrocampisti che prediligo sono il Kuz, verso il quale la squadra sembra ormai avere una sorta di dipendenza, e Medel. Sono due giocatori "onesti". Conosci le loro (poche) qualità e raramente li vedi tentare giocate che vanno oltre i loro mezzi. Gli altri due, se fossi io l'allenatore, non vedrebbero mai il campo. Su Guarin ho speso forse fin troppe parole nei mesi scorsi. E' semplicemente un giocatore scarso, che non sa fare niente. Anzi, come nel caso della gara con il Dnipro, le sue giocate spesso sono deleterie. Probabilmente Mancini si sta già rendendo conto che resuscitarlo è un'impresa impossibile, mi auguro che lo capisca in fretta, perché è come giocare con un uomo in meno. Di M'Vila cosa dire? Oltre che è macchinoso e lento come un pachiderma, mi viene da pensare che sia stato messo in campo per occupare uno spazio, giacché il suo apporto è stato quasi nullo
M se Atene piange Sparta non ride: anche negli altri reparti ci sono problemi evidenti, anche se più facili da risolvere. Partiamo dalla difesa: è composta da giocatori che ne fanno una giusta e due (minimo) sbagliate. Ranocchia, Juan Jesus e Dodò alternano buoni interventi e errori madornali che ti fanno mettere le mani nei capelli. Tremende ieri le ingenuità di JJ, che si è fatto ripetutamente fregare sulla linea di fondo. Ma questo reparto ha, indubbiamente, l'alibi del cambio di modulo, che in realtà sembra essere stato assorbito bene, almeno dalla difesa.


L'attacco è invece il reparto dove c'è meno da fare, anche perché con tre giocatori più Bonazzoli non è che puoi inventarti molto. La prestazione di Osvaldo ha fatto capire che possiamo contare su tre punte di valore, con caratteristiche diverse. Se Palacio recurerà quella brillantezza che quest'anno non ha mai avuto, torneremo a vedere qualcosa di buono anche davanti. Mi ha fatto piacere, infine, che quando sono entrati Kovacic e Icardi, anche se il loro contributo è stato quasi nullo, abbiano almeno giocato nei loro ruoli.
Infatti, sono d'accordo con Mancini quando dice che un giocatore come Kovacic deve giocare vicino alla porta, ma un centrocampo così povero tecnicamente non può prescindere da Mateo, visto che Hernanes non sarà mai in forma, da quello che abbiamo capito. Se metti tutti i giocatori con più qualità in attacco, devi avere in mezzo qualcuno in grado di servirli, e quel qualcuno non c'è.
Ora c'è una settimana intera per preparare la gara contro l'Udinese. Inutile dire che serve assolutamente vincere. In questi giorni mi sforzerò di non guardare mai la classifica.  

lunedì 24 novembre 2014

Il buon inizio di una lunga strada. Milan-Inter 1-1


Era importante uscire dal Derby imbattuti, per il morale della squadra, ovviamente, ma soprattutto in ottica europea. Il terzo posto rimane a cinque punti visto che nessuna delle dirette avversarie ha vinto (solo la Fiorentina, che però rimane dietro). Dunque dobbiamo cercare di guardare avanti con ottimismo, anche se la prossima settimana affronteremo in esterno la Roma, che vanta giocatori di qualità superiore che possiamo sperare rimangano congelati in Russia.
La prima di Mancini ha dato, seppur in una partita diversa dalle altre, non poche indicazioni, innanzi tutto tattiche, sul lavoro cominciato dal mister in questi primi giorni. L'approccio alla gara non mi è dispiaciuto affatto, con il Milan rintanato nella sua "trequarti" e l'Inter che recuperava palla con grande facilità. I primi venti minuti sono stati l'esempio che si può giocare con la difesa a 4, e se penso che il nostro centrocampo era formato dal redivivo Guarin, intermittente come al solito e colpevole delle solite leggerezze, da Kuzmanovic, panchinaro fino all'altro ieri, e Obi, impiegato da Mazzarri come laterale destro (ricorderei a questo punto che è mancino, ma dopo il bel goal penso lo sappiano tutti), non posso che essere soddisfatto.


E proprio questo inizio di Derby doveva essere capitalizzato, a cominciare dal primo minuto in cui Mexes ha vistosamente trattenuto Icardi al limite dell'area (non so davvero come Guida possa non averlo visto). Maurito ha avuto poi un occasione d'oro regalata da quello scarpone di Muntari (uno dei giocatori rimpianti della nostra storia), che per un pelo non ci porta avanti nei primi dieci minuti. E invece, al primo tiro in porta del Milan, ma forse anche alla prima azione d'attacco, subiamo il goal. E lì un po' di sbandamento  c'è stato. Prima di tutto proprio sulla rete di Menez, dove non si capiva chi marcava chi, con Juan Jesus che si è ritrovato a destra e Nagatomo e Dodò in mezzo all'area. Ma anche in seguito, la squadra ci ha messo un po' a reagire e siamo tornati a vedere gli errori vistosi di sempre. Passaggi sbagliati, incomprensioni, palloni buttati via.


Nell'intervallo non riuscivo a credere alle mie orecchie mentre Vialli e Lady Buffon pontificavano sull'umiltà del Milan (altresì detta catenaccio) e sull'Inter che a loro detta non aveva fatto nulla. Senza contare il fatto che i rossoneri, che hanno menato come delle bestie, dovevano rimanere in 9. Mexes, che doveva essere ammonito per la trattenuta su Icardi, è stato poi ammonito, ma soprattutto Muntari andava spedito negli spogliatoi per la gomitata sul povero Dodò, che ha presso un sacco di botte.

La prima parte del secondo tempo è stato un altro monologo interista, con un goal sfiorato su mischia furibonda, e il meritato pareggio di Joel Obi, che si fa perdonare l'errore madornale nell'azione dello svantaggio. Infine c'è spazio per una traversa per uno, con El Shaarawy che ci grazia e Maurito che manca quello che sarebbe stato un gran goal. Alla fine mi sembra che l'Inter si sia accontentata del punto, un buon punto, come detto prima.


Dicevamo dei cambiamenti. La scelta di far giocare Palacio e Kovacic in quella posizione non mi ha convinto del tutto: mi sta bene come soluzione occasionale dato che il Milan attaccava molto sulle fasce. Ma pensarla come disposizione definitiva mi sembra uno spreco: è vero che entrambi (più Rodrigo) sono stati utili in fase di copertura, ma Palacio non è quasi mai entrato in area e Kovacic non è mai stato nel vivo della manovra, cosa abbastanza indispensabile sia per la squadra che per lui. Penso che tornando indietro, Mancini non farebbe entrare Hernanes, che avuto sul piede una potenziale occasione, preferendo un passaggio velleitario a un tiro dalla distanza.
Tirando le somme, credo che possiamo ritenerci soddisfatti di questa Inter che, seppur con molti errori, dettati da una condizione psicofisica ancora fragile, ha dimostrato che la scossa c'è stata provando a giocare a calcio, purtroppo non sempre riuscendoci.
La prossima partita col Dnipro è di importanza fondamentale per tornare a vincere e affrontare la Roma con più tranquillità. Chissà se proprio il fatto di partire battuti non possa essere un'arma a nostro vantaggio contro i capitolini...

domenica 16 novembre 2014

Ne avevamo bisogno, tutti.


Nell'ultimo post, scritto all'indomani di Inter-Verona, auspicavo l'esonero di Mazzarri e "sognavo" l'ingaggio di Mancini. L'incontro tra Thohir e Moratti di quello stesso giorno sembrava essersi risolto con un nulla di fatto: al tecnico toscano era stata per l'ennesima volta rinnovata la fiducia, anche se questa non poteva prescindere dai risultati. Invece, venerdì mattina Gianluca Di Marzio annuncia su Sky Sport 24 il clamoroso cambio sulla panchina dell'Inter. Ieri la presentazione in grande stile e il primo allenamento sotto il diluvio, oggi la prima partitella in famiglia. E tra sette giorni il Derby.


L'entusiasmo con cui è stata accolta la notizia fa capire quanto ne avessimo bisogno, tutti quanti, dalla società ai tifosi. Non so se la gioia fosse più per l'esonero del mai sopportato Mazzarri, o per il ritorno del Mancio. Onestamente, il solo allontanamento dell'allenatore di San Vincenzo mi avrebbe sollevato non poco, ma nessun altro sostituto avrebbe portato l'euforia di Mancini, per una serie di motivi talmente ovvi, che non vale nemmeno la pena di scriverli.


Proprio l'atmosfera di Inter-Verona mi aveva fatto capire che la situazione era ormai insostenibile, forse lo stesso Thohir, presente in tribuna, ha colto le stesse sensazioni. Uno stadio deserto, con nemmeno dieci mila spettatori paganti, con quel silenzio che ti aspetti ovunque tranne che a una partita di calcio. I giocatori annunciati con tono trionfalistico e musica epica in sotto fondo dallo speaker, quest'ultimo costretto a sussurrare appena il nome dell'allenatore per impedire che venga fischiato. Una presentazione stridente e quasi irridente, vista la situazione. Per non parlare dell'ormai ex tecnico, che si arrampica sugli specchi con le ultime scuse rimastegli (quella della pioggia rimarrà negli annali), e deve subire per novanta minuti il laser puntatogli addosso da un suo stesso tifoso.


E faccio notare che non si è ancora parlato della questione tecnica. Una squadra annegata nella mediocrità della sua rosa e del suo allenatore, incapace ormai di valorizzare le poche qualità a sua disposizione. Tutto ciò aveva portato a sentimenti che da tifoso non avevo mai provato: rassegnazione e disinteresse. Fino a poco tempo fa, perdere una partita (o addirittura non vincerla) voleva dire dormire male la notte seguente. Ora la sconfitta ti scivola addosso, come se ci avessi fatto il callo. La voglia di vedere le partite è stata messa a dura prova: spesso, se trovavo di meglio da fare, non la guardavo neanche. E non sono troppo lontani i tempi in cui mi presentavo a Comunioni, Cresime o simili con radiolina prima, tablet poi.
Per fortuna il presidente si è reso conto che investire adesso su Mancini, che porterà a San Siro più persone e farà vendere più magliette, potrebbe essere più conveniente che buttare via un altro anno. Tenteremo di raggiungere il terzo posto, obiettivo non impossibile, ma estremamente difficile. L'entusiasmo da solo non potrà bastare. Ecco che allora mi aspetto, e questo lo hanno fatto notare in tanti, che Thohir smuova la situazione: sono convinto che Mancini non chiederà dieci giocatori, ma un paio. Il solo ingaggio del Mancio fa capire che forse non siamo così al verde come dicono i numeri. Forse la dirigenza ha aspettato l'incontro con la UEFA per non presentarsi con un allenatore appena licenziato.
Lascio per ultima la notizia più bella. Probabilmente Inter-Verona del 9 novembre 2014 è stata l'ultima partita in cui l'Inter è scesa in campo con il 3-5-2. 

lunedì 10 novembre 2014

Tempo perso. Inter-Verona 2-2


L'Inter di Mazzarri non ha futuro, e la partita di ieri sera con il Verona ne è stata l'ennesima riprova, non tanto per il risultato, quanto per il solito modo in cui si sviluppano le partite, un copione già scritto di cui tutti conosciamo la fine. Non sono riuscito a scrivere dopo Parma, ma probabilmente avrei detto le stesse cose degli altri, e non ho visto la gara di Europa League, di cui ho sentito pareri diversi. Magari qualcuno la penserà diversamente riguardo alla gara di ieri sera, pensando che alla fine l'Hellas ha pareggiato all'89esimo, e che quindi per un soffio non abbiamo portato a casa i tre punti.
Io ho visto un'altra partita. Una squadra quasi incapace di reagire alle difficoltà che, purtroppo, possono capitare durante una partita di calcio. Si vedono gare in cui, quando un giocatore viene espulso, gli equilibri quasi non cambiano, o lo fanno verso la fine. Quando noi restiamo in dieci, è finita. Ieri, con il rosso a Medel, abbiamo praticamente smesso di giocare, non riuscendo più a tirare in porta, ma neanche a tenere palla (di solito il possesso palla sterile è un nostro must) o quantomeno difendere in maniera ordinata. Invece il Verona entrava da tutte le parti e il pareggio finale era quasi inevitabile. Aggiungo che se Handanovic non avesse parato il rigore, l'avremmo persa, perché davvero non avevamo più. L'unica nota positiva è stata la reazione al goal di Toni, arrivato dopo dieci minuti orribili, e dal primo quarto d'ora della ripresa. Troppo poco per impedire che il pubblico ti fischi.


Per il livello basso del nostro campionato, in cui la Lazio perde a Empoli e l'Udinese non passa a Palermo, l'Inter rimane in zona Europa. Ed è proprio per questo che dico che stiamo perdendo tempo. Questo sarebbe il momento giusto per esonerare Mazzarri, che credo non possa dare più nulla alla squadra sotto tutti i punti di vista. Continua a vedere grandi partite, "ragazzi che vogliono spaccare il mondo", inutili predomini territoriali. E non puoi continuare a chiedere pazienza se stai scaldando la panchina dell'Inter da un anno e mezzo senza aver dato a questa squadra un'anima, un'identità. Anche ieri, non si è vista la giusta grinta, la voglia di portare a casa il risultato in una situazione difficile. Solo una cosa è condivisibile: paghiamo tutto. Ed è l'unico alibi che gli concedo, perché tutto quello che può andare storto, va storto. Con un cambio in panchina, restituendo un minimo di entusiasmo a una piazza che non ne può più, forse si potrebbe recuperare una stagione che altrimenti andrebbe buttata. Oltretutto, con la sosta, il nuovo tecnico avrebbe due settimane per lavorare senza dover disputare partite. 


La mia soluzione ideale sarebbe Mancini, con alcune precisazioni da fare. La vedrei come una cosa molto "amichevole": niente contratti faraonici e a tempo indeterminato (a proposito, chi ha consigliato a Thohir di rinnovare il contratto a Mazzarri andrebbe licenziato), da ora alla fine della stagione, e quel che viene viene. Tanto sarà sempre meglio del futuro già segnato di adesso. Io penso che il Mancio potrebbe anche accettare. In ogni caso, comunque finisca la stagione, credo che il tecnico del prossimo anno sarà Mihajlovic, che si sta guadagnando sul campo la "promozione". Oggi Thohir incontra Moratti, vediamo che succede...

giovedì 30 ottobre 2014

Una serata "particolare". Inter-Sampdoria 1-0


Un calcio di rigore assegnato all'ultimo minuto, che trasformato porta alla seconda vittoria di fila, il terzo posto ad un solo punto (Lazio permettendo), il tonfo clamoroso quanto appagante della Juve a Genova, il pareggio esterno di Milan e Napoli. Serate così non ricapiteranno facilmente, dunque cerchiamo di goderci questo fortunato "allineamento dei pianeti".
La gara di ieri contro la Samp è stata molto equilibrata: basti pensare alla grande risposta di Handanovic su Eder a pochi minuti dalla fine, senza la quale ora avremmo definitivamente esaurito la pazienza nei confronti di Mazzarri


L'Inter ha disputato una buona prova, sulla falsa di riga di quella con il Napoli, niente di eccezionale, ma sempre meglio delle uscite viste di recente. Ma di partita in partita si fa sempre più evidente quanto la nostra squadra dipenda da Kovacic, sia dal punto di vista qualitativo (è l'unico che strappa applausi anche se non segna), ma anche e soprattutto dal punto di vista tattico. La manovra se non passa da lui si trasforma immediatamente in un canovaccio trito e ritrito, fatto di passaggi in orizzontale e lanci lunghi sconclusionati. Anche il solito appoggio laterale all'esterno, solitamente nostra specialità, mandava in crisi Obi da un lato e Dodò dall'altro, perché venivano attaccati non appena ricevevano palla. La posizione del croato, quasi da trequartista ieri, ha fatto si che giocasse più vicino alla porta e che, quindi, potesse fornire un paio di assist al bacio, che solo la scarsa forma di Palacio, che mi ricorda pericolosamente l'ultimo Milito, ha impedito venissero trasformati in goal. D'altro canto per Mateo era più difficile venire a prendersi palla dalla difesa: ciò è toccato a Hernanes fino a che ha giocato, poi a Kuzmanovic, il cui ingresso in campo mi ha gettato nello sconforto. Ha avuto l'enorme merito di conquistare il calcio di rigore, e solo per questo dovremmo fargli un monumento, ma fino a quel momento aveva dato prova della sua inutilità in ogni giocata, non essendo bravo in nessun fondamentale. 


Il penalty segnato dall'uomo di ghiaccio Icardi regala la seconda vittoria consecutiva e fornisce una classifica ben diversa da quella di un paio di settimane fa. In questo inizio (che poi inizio non è più) di stagione, con tante squadre in pochi punti, è facile capire che bastano un paio di vittorie per risollevare la china e, per i valori tecnici mostrati, sembra impossibile che l'Inter si trovi in zona Champions. Evidentemente le nostre avversarie non sono più forti di noi, ma il dato più importante da considerare è l'importanza di non perdere. E' un discorso che faceva anche ieri Allegri, anche se quella zona di classifica non ci compete: con tante pretendenti al terzo-quarto posto, diventa vitale non perdere contro avversarie dirette. In questo senso assume un'altra importanza il punticino preso con il Napoli dieci giorni fa. 


Ora il calendario ci porta in trasferta contro la squadra più in crisi del calcio italiano: il Parma, passato da una "scippata" qualificazione all'Europa, a un inizio di campionato orrendo che la vede addirittura fanalino di coda. Avrei preferito che facesse risultato a Torino perché non arrivasse contro di noi con l'acqua alla gola. Evidentemente proveranno a giocare contro di noi la partita della vita, fermo restando che per l'Inter i tre punti sono d'obbligo. Ricordo per l'ennesima volta che un'eventuale vittoria in Emilia segnerebbe il record di tre vittorie di fila in campionato, ancora sconosciute nella gestione Mazzarri.


E' chiaro che per risollevare le sorti di questa squadra servirebbe un altro clima. E' ormai appurato che la più grande parte della tifoseria non sopporti il tecnico, e ciò a prescindere dai risultati. E' un sentimento che nasce già dalla stagione scorsa in modo incondizionato. Ad esempio, ieri dopo il fischio finale del primo tempo sono partiti i fischi, onestamente ingenerosi almeno per la voglia che la squadra aveva fatto vedere. E' chiaro che Mazzarri non la prenda bene, anch'io vorrei vedere la mia squadra supportata dal pubblico. Ma se il tuo stesso pubblico non ha di meglio da fare che puntarti il laser in faccia durante la partita, e lo speaker di San Siro è costretto a un escamotage per evitarti la bordata di fischi, significa che hai sbagliato molto, quasi tutto. E ripeto, ciò non dipende più dai risultati, anche se forse dopo dieci vittorie sarebbero tutti contenti, dalla formazione o da altro: è un astio che nasce dal suo modo di porsi, dalla sua presunzione, dalla sua mentalità. 
Vedremo finché questo periodo abbastanza fortunato proseguirà, bisogna iniziare a segnare su azione, perché due rigori in due partite sono già fin troppo strani...

lunedì 27 ottobre 2014

Nulla oltre ai tre punti. Cesena-Inter 0-1



Perdonando il pareggio in casa in Europa League, dove la classifica rimane per noi molto positiva (e ci mancherebbe altro), considerando tra le varie attenuanti anche i minimi effetti delle dimissioni di Moratti & Co, mi aspettavo una risposta dalla gara a Cesena. E l'ho avuta.

Sono giunto alla conclusione che questa squadra non possa migliorare i risultati della precedente stagione, non solo in termini di punteggio, ma anche e soprattuto di prestazione. Questa squadra non ha niente, non fa mai vedere niente. E la partita contro gli emiliani ne è stata la prova. Fino alla mezz'ora, quando ci è stato giustamente assegnato un calcio di rigore, l'Inter non aveva fatto neanche un tiro in porta. 30 interminabili minuti fatti di passaggi al compagno più vicino, senza mai vedere un nostro giocatore (con la solita eccezione) tentare un dribbling. Snervanti, poi, i continui retropassaggi, nessuno che si prendesse la responsabilità di tentare la giocata. Nonostante ciò, gli errori non mancavano, anzi. Ci ha risolto la partita l'estemporaneo guizzo del singolo, nella fattispecie Hernanes, che con la splendida palla per Palacio ha anche portato la squadra in superiorità numerica.


Nel secondo tempo i fuorigioco arrivavano come se piovesse, causati da una disastrosa gestione dei contropiedi e anche da una carenza di cinismo, che tra tutti mi sembra l'ultimo dei problemi. Abbiamo giocato per un'ora con un uomo in più e la cosa non si è davvero notata. Abbiamo visto i nostri soccombere non appena finiti in 10 con il Cagliari, oggi siamo stati messi alle corde da Cascione e soci, rischiando di perdere l'unica cosa positiva della serata: i tre punti. Anche ieri come in altre occasioni, non possiamo rimproverare a Mazzarri errori di formazione: gli undici in campo sono quelli che avrei schierato io, con la corretta rotazione tra i difensori, l'unico reparto in cui è possibile fare turn over. Il problema di questa rosa è alla radice: non c'è un'idea di gioco, si procede per inerzia in modo casuale e disordinato. L'atteggiamento tattico è in generale sempre troppo prudente, per questo il rigore di Icardi è solo il secondo goal segnato in trasferta dopo quello di Kovacic a Palermo.


Penso concorderete con me se dico che questo 0-1 non ci può bastare. Eppure sono queste le premesse con cui ci apprestiamo a sfidare sul nostro campo la terza in classifica. La Samp, tra l'altro galvanizzata dal pareggio con la Roma, arriverà a Milano affamata, ma soprattutto convinta di batterci. È questo il vero emblema del nostro declassamento: è scomparsa qualsiasi forma di timore reverenziale nei nostri confronti, tutti possono sperare nell'impresa se giocano contro di noi.
Vedendo l'Inter, non riesco proprio a immaginare come questa squadra possa costruire una striscia di vittorie, quindi una classifica. Mi limiterò a guardare la singola partita sperando in sporadiche prestazioni degne di nota, confidando che i nostri tirino fuori il meglio nelle partite che contano di più per il tifoso.
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Un ultimo appunto da questo weekend calcistico. Real Madrid-Barcellona, Manchester United-Chelsea. Quanto in basso è finito il calcio italiano...

lunedì 20 ottobre 2014

Il sussulto. Inter-Napoli 2-2.

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Il secondo goal di Callejon mi aveva davvero gettato nello sconforto, arrivato come una severa condanna alla terza sconfitta consecutiva. E invece l'Inter l'ha riacciuffata anche la seconda volta, dopo che già Guarin aveva pareggiato alla prima rete dello spagnolo del Napoli. Ma ciò che importa non è tanto il pareggio, poco più di un brodino per la nostra classifica (che infatti sarebbe meglio non guardare), quanto la reazione non solo dell'ultimo quarto d'ora, ma più in generale di tutti i 90 minuti.


La squadra è scesa in campo con grinta e determinazione, qualità che non vedevamo da mesi, e ha cercato di compensare i limiti che abbiamo sempre evidenziato con la corsa. Questo ha inevitabilmente portato a un calo nel secondo tempo, in cui il Napoli è diventato padrone del campo, ma piuttosto che vedere un gioco mediocre per tutta la gara, preferisco qualcosa di buono per un'oretta
Nel primo tempo, mi è piaciuta molto la rapidità con cui si recuperava il possesso palla dopo averla persa, un aspetto non da poco perché ti permette di rimanere costantemente nella metà campo avversaria. In difesa non abbiamo subito quasi nulla, nemmeno le ripartenze che l'anno scorso ci avevano tanto messo in difficoltà. Poi davanti, non mi stancherò mai di ripetermelo, sono poche le squadre che possono vantare Icardi, Palacio, Kovacic e Hernanes, quest'ultimo alla sua miglior prestazione con la nostra maglia  (non solo per il goal). Non mancando la qualità davanti sono arrivate anche le occasioni, purtroppo rimaste tali, sui piedi e sulla testa di Maurito e sul sinistro del Profeta, il cui tiro ha impattato il palo.


Sorprendente la prestazione di Obi, fatta di qualità e quantità, forse uscito troppo presto per lasciare il posto a un acerbo M'Baye, di cui ricordo poco oltre a qualche cross ciabattato. Il cross è stato l'unico problema del primo tempo: se da un lato per il giovane nigeriano (fuori ruolo) era difficile mettere palla in mezzo con il piede debole, sulla corsia di sinistra Dodò ha avuto varie occasioni per crossare di sinistro. Vederlo rientrare una, due, tre e non so quante altre volte, per poi non concludere mai nulla mi ha fatto quasi rimpiangere Nagatomo (quasi). Il mio discorso è completo se consideriamo il nostro secondo goal, avvenuto su traversone proprio del brasiliano, il quale ha stoppato e crossato di prima intenzione con il sinistro (che dovrebbe essere il suo piede, tra l'altro).
Nella ripresa, siamo calati fisicamente, lasciando campo ai partenopei, che fino a quel momento non avevano visto palla. Ma eccezion fatta per il palo di Insigne, tra l'altro in posizione sospetta, anche nel secondo tempo non abbiamo corso grandi pericoli. Evidentemente dovevamo segnare noi per loro. Vidic, con un errore che posso perdonare solo ai pulcini, accomoda di testa il pallone a Callejon, lasciato completamente libero anche in occasione del 1-2.



Il pareggio di Hernanes fa sperare che il nostro campionato sia iniziato ieri sera, ma andiamoci piano. Ieri Mazzarri, visibilmente teso e agitato (per l'occasione anche senza cravatta), ha presentato una squadra degna di questo nome, ancora un po' in crisi di identità, certo, ma che ha dimostrato di esserci. Questo sussulto sarà stato del tutto inutile se a Cesena domenica prossima non faremo vedere lo stesso spirito. Ho sempre creduto nella buona volontà del mister, che ieri era talmente "carico" da farsi espellere (trattamento che Orsato non ha riservato a Benitez), ma l'Inter non può più permettersi di sbagliare. Se tra una settimana vedrò una prestazione scialba e spenta, come non poche volte è capitato, mi rassegnerò al fatto che un altro anno è stato buttato
Come mi è già capitato di scrivere, la rosa non offre molte alternative, i giocatori sono questi e giocano tutti più o meno nello stesso modo. Dunque Mazzarri non può inventarsi molto, non è neanche una questione di modulo. Ciò che può fare la differenza è l'atteggiamento, oltre a una brillantezza fisica ancora da ritrovare. 
     

lunedì 6 ottobre 2014

Immobili. Fiorentina-Inter 3-0


6 giornate, 8 punti su 18 disponibili. E' questo il bottino con cui arriviamo alla sosta, solitamente ritenuta dannosa quando si perde, ma che, al contrario, potrà essere utile per riflettere a lungo su una squadra che, oltre a un sacco di altri problemi, sembra avere delle lacune "strutturali" (cit. SKY) a cui è difficile mettere una pezza nel breve periodo.
Non invidio Mazzarri, perché per il modo in cui ha impostato la squadra, non saprei al suo posto cosa inventarmi per risollevare la situazione, anche se lui dice di sapere quali corde toccare. E non invidierei neanche un suo eventuale sostituto, che erediterebbe una situazione disastrosa in cui il tecnico è solo una parte del problema. E, infine, non invidio neppure Thohir, che deve prendere una decisione difficile, con poche soluzioni e una situazione societaria ancora fragile.


Ma veniamo a ieri sera. La differenza di corsa e di movimento senza palla nei confronti della Fiorentina erano imbarazzanti (eppure loro hanno giocato giovedì come noi). Ogni volta che c'era da far ripartire l'azione, si ricorreva a un banale appoggio al compagno più vicino (per non parlare dei retropassaggi), spesso in orizzontale, con il giocatore in possesso di palla a guardarsi intorno nella speranza che qualcuno si facesse vedere. Non mi sento di dire che il Mister abbia sbagliato formazione, anche se sono parecchio deluso da M'Vila (lentissimo e macchinoso), perché non credo che cambiando qualche interprete o il modulo sarebbe cambiato qualcosa.
Guardando la partita, si ha sempre la sensazione che nulla possa cambiarne l'inerzia. Le trame di gioco si susseguono identiche senza un guizzo, una rischio, uno che si prenda qualche responsabilità.
Fino alla settimana scorsa potevamo almeno rallegrarci di non subire goal (eravamo a 10 fatti e 1 solo subito), ma sono bastate le ultime due gare per far perdere anche quella certezza. L'Inter oggi è proprio questo: una squadra senza certezze. E gli avversari lo percepiscono, ci affrontano senza alcun timore, tentano giocate impensabili e ci riescono. E' sempre stata una nostra caratteristica, quella di esaltare la squadra avversaria: la Fiorentina in una partita ha segnato quanto nelle precedenti cinque, con prodezze irripetibili. ma questo è successo anche con il Palermo (0-7 nelle ultime due) e con il Cagliari, che ha già finito di stupire.


La cosa tremenda è che dopo la prima, e anche dopo la seconda rete viola, non c'è stata la reazione di un gruppo (solo un tiro di Icardi). Ma c'è un'altra cosa, forse ancor più tremenda, che riguarda il tifoso interista: dover guardare la partita. Ormai è diventato un supplizio, quasi un'agonia, perché non hai più la forza di arrabbiarti, vuoi solo che lo scempio finisca per spegnere la tele e fare altro. C'erano epoche (bei tempi) in cui la sconfitta bruciava, rimaneva lì per ore prima di passare. Ora non fa quasi più effetto visto che la speranza ha lasciato spazio alla rassegnazione. Non ci si illude neanche più: provare a rimontare il Cagliari, recuperare i primi due goal della Fiorentina, imprese che un tempo erano possibili, per non dire all'ordine del giorno, ma che adesso non abbiamo neanche la forza di tentare
Ora ci attendono quindici giorni di chiacchiere (il lato negativo della sosta), in cui si parlerà della crisi dell'Inter e delle sue difficoltà. Ma sono due settimane in cui Mazzarri, se sarà ancora in sella, dovrà lavorare molto con il  suo mago Pondrelli sulla condizione atletica, non all'altezza del calcio professionistico.
Usciamo per un momento dal mondo Inter. Juve-Roma 3-2 (Rocchi). Il disgusto. E' incredibile il modo in cui tutti e tre i goal siano scaturiti, la leggerezza con cui vengono fischiati due rigori alla Juve. Siamo alle solite: una volta noi eravamo la parte lesa, ora c'è la Roma a fare da agnello sacrificale. Per fortuna, c'è il palcoscenico europeo in cui i gobbi continuano a far ridere. Accontentiamoci di questo, in attesa di tempi migliori.   
 

lunedì 29 settembre 2014

Harakiri. Inter-Cagliari 1-4




La scelta del titolo non è certo casuale. È vero, anche se rimasta in 10 dopo poco più di 20 minuti, la squadra avrebbe dovuto esprimere uno spettacolo più dignitoso, ma non posso che individuare in Yuto Nagatomo il maggior colpevole per la disfatta di ieri pomeriggio. Il giapponese, come se non bastasse anche capitano (quando si dice "oltre al danno la beffa"), ha prima passato la palla a Sau -altrimenti in netto fuorigioco- che non ha esitato a castigarci portando gli ospiti sullo 0-1, per poi beccarsi due gialli nel giro di cinque minuti, lasciandoci in inferiorità numerica e, di conseguenza, in balia dei sardi di Zeman.
Parentesi. Premesso che l'espulsione è giusta, la classe arbitrale -questa volta rappresentata da Banti- mostra sempre un'intransigente severità nei nostri confronti. Mi sono ripromesso di seguire il fischietto livornese nelle prossime partite, per vedere se ,in situazioni analoghe, prenderà la stessa scelta senza esitare. Penso di conoscere già la risposta: troppe volte, infatti, è accaduto che gli arbitri perdonassero certi interventi, peraltro maledettamente vistosi, quando la gara era iniziata da pochi minuti.


Detto questo, e mi ripeto, il rosso a Nagatomo è arrivato sul punteggio di 1-1, dopo che Osvaldo aveva pareggiato grazie a un astuto assist di Palacio. Dunque si poteva e si doveva affrontare meglio la situazione. Mazzarri non ha fatto neanche in tempo a riorganizzare la squadra che già siamo andati sotto. E con il primo dei tre goal di Ekdal, è finita la nostra partita, umiliati dalla cenerentola del campionato, che in quattro partite aveva raccolto un solo punto.

Fare una disamina tecnica mi sembra ridicolo. Pensavo che l'atteggiamento spregiudicato degli isolani fosse per noi un vantaggio, vista la solita difficoltà nello scardinare difese chiuse. E invece abbiamo assistito a un errore dietro l'altro, con la nostra linea difensiva messa alle corde da Ibarbo e Ekdal, sempre liberi di colpire a rete. Neanche il secondo rigore parato da Handanovic ha dato la scossa a una squadra che era già negli spogliatoi.



Apprezzo il mea culpa di Mazzarri, che si rimprovera di non aver fatto abbastanza turn over. Io gli rimprovero di non essere riuscito a fermare l'emorragia nel primo tempo, magari facendo un cambio, inserendo D'Ambrosio per Hernanes (la prima cosa che mi era venuta in mente).


È una sconfitta pesante perché ridimensiona le nostre ambizioni (o almeno quelle che avevo io). Oltre all'imbarcata, che credo non si ripeterà, è la sconfitta in sé che dimostra la mancanza di continuità in termini di risultati (per le prestazioni chiedere continuità sarebbe fantascienza). E se andiamo a vedere le avversarie, non so se solo una di esse finirà nella parte sinistra della classifica. Ciò significa che su 15 punti disponibili, ne abbiamo già persi 7 con squadre nettamente più deboli, e per forza di cose, ora inizieremo ad affrontare quelle più forti.
È da due settimane che giochiamo ogni tre giorni, e questo evidentemente ci penalizza.  Ma il tour de force non è ancora finito, perché ci aspetta un'altra sfida della logorante Europa League, seguita dalla trasferta di Firenze, altra squadra in crisi di risultati e bisognosa di punti. La mia opinione è che Mazzarri dovrebbe porsi meno limiti nell'impiego massiccio del turn over. Giocatori come Khrin o Obi possono essere utili per far rifiatare i centrocampisti. Ho l'impressione che, nonostante la rosa sia attrezzata per affrontare le due competizioni, Walter si ostini a impiegare i soliti 15/16, quando potrebbe farne girare 20.
È triste dover riconoscere che un giocatore non può fare due partite in una settimana, ma se affronti avversari tarantolati che di gare ne fanno una a settimana, devi essere fresco, perché è palese che non possiamo far affidamento su vittorie sofferte (o ce le meritiamo o le prendiamo).
Non posso che sperare che questa partita sia solo una deludente e sconcertante parentesi.


giovedì 25 settembre 2014

L'importanza di sfatare un tabù. Inter-Atalanta 2-0


Una meritata vittoria contro l'Atalanta regala all'Inter il terzo posto in compagnia della Samp di Sinisa Mihajolovic e del Verona di Andrea Mandorlini, due allenatori con passato neroazzuro per i quali un po' tutti simpatizziamo. Il risultato non deve però far pensare a una partita vinta con facilità: tutt'altro. Il palo di Vidic, l'infortunio di Icardi e il rigore sbagliato da Palacio erano segni nefasti di un'altra partita maledetta -come quelle dello scorso anno- in cui non si riesce in alcun modo a sbloccare il punteggio. La manovra non mi è piaciuta molto: troppi lanci lunghi da parte dei difensori (Ranocchia in primis), il solito rito di passare dagli esterni e quindi da Jonathan, davvero inguardabile, attaccanti quasi sempre serviti spalle alla porta. Nonostante ciò, le occasioni l'Inter le aveva create. Tra il palo di Nemanja e il  penalty sbagliato da Rodrigo abbiamo visto anche un tiro a fil di palo di Guarin e un'altra chance per il Trenza, imbeccato manco a dirlo da Kovacic, uno dei pochi che sa verticalizzare. Vedendo la marea di goal mancati, la mente non è potuta non tornare alla più recente sfida con i bergamaschi, quando malgrado pali e traverse riuscimmo a perdere in casa. Quando si profila una scenario come questo è indispensabile risolvere la situazione da palla inattiva.
 

Osvaldo ha nel repertorio colpi come questo: devo dire che mi ha veramente stupito, non solo per la sua capacità realizzativa (in 4 partite ha fatto il triplo delle reti fatte quando era alla Juve), ma per l'apporto positivo alla squadra. Fin'ora Mazzarri ha avuto ragione volendolo, speriamo che l'oriundo continui così, visto che gli acciacchi delle altre punte lo faranno giocare molto.

Anche se la formazione di Colantuono non ha creato molto, quando il match rimane sull'1-0 fino a cinque minuti dalla fine, hai sempre paura della beffa. Se poi stai affrontando l'Atalanta, che non battevamo dai tempi di Mourinho, la sfortuna è sempre in agguato. Era auspicabile chiuderla prima, anche se un altro palo colpito questa volta da Palacio e lo scivolone di Kovacic in area ci hanno reso impossibile il secondo sigillo. Anche perché nell'ultimo quarto d'ora siamo calati e, anche se i gli ospiti non avevano creato pericoli, avevano comunque inserito Denis, una delle nostre tante bestie nere la cui sola presenza, anche se non ha toccato palla, ha fatto salire l'ansia di portare a casa il risultato. Dulcis in fundo, su una punizione molto dubbia, Hernanes ha chiuso i conti mettendo la palla all'incrocio.

E' positivo il fatto che chi entra sia sempre pronto e all'occorrenza segni (ieri sera è accaduto due volte), poiché giocando così spesso gli imprescindibili sono davvero pochi. Al momento credo che i tre giocatori di cui non possiamo fare a meno siano Kovacic, Dodò e Medel. Il primo è l'uomo di maggior talento, con una visione di gioco unica nella nostra rosa. L'esterno brasiliano ha portato una tecnica sulla fascia fin'ora sconosciuta (il paragone col Divino e Nagatomo è impietoso). Infine, il mastino cileno porta un equilibrio fondamentale per il nostro centrocampo. E' già entrato nel cuore dei tifosi: le ovazioni quando recupera con grinta il pallone fanno capire ancora una volta quanto il pubblico interista sia competente e non abbia delle fette di salame sugli occhi. 


Ora ci attende un'altra partita in casa, occasione ghiottissima per mettere fieno in cascina, contro una squadra che fin'ora ha fatto un solo punto e che, quindi, ne ha un bisogno disperato. Non vorrei essere precipitoso, è ovvio che ci sono ancora un sacco di partite, ma credo che quella di domenica possa dire se siamo o no da terzo posto. Le avversarie più dirette, Napoli e Fiorentina, stanno faticando e il Milan si sta già sgonfiando. Attualmente l'Inter è la squadra messa meglio, ma per centrare l'obiettivo Champions serve una continuità che l'anno scorso non abbiamo mai avuto, e  il pareggio di Palermo ha insinuato dubbi anche su quella di quest'anno. Servono le famose tre vittorie consecutive, siamo a una, vediamo domenica di andare a due.