venerdì 19 settembre 2014

Cosa non si deve più vedere. Dnipro-Inter 0-1

Mi sono approcciato alla prima gara di Europa League senza alcuna pretesa riguardo la qualità del gioco, data la comprensibile scelta di Mazzarri di lasciare a riposo mezza squadra titolare. Ciò che contava era prendere i tre punti sia per dare continuità al risultato positivo di domenica scorsa, sia per partire con il piede giusto nel girone, assolutamente da vincere per non rischiare di trovare un avversario ostico (vedi Tottenham nel 2012). La vittoria è arrivata grazie a un incursione del propositivo D'Ambrosio, che era già andato vicino al goal durante un'azione simile (in cui Icardi aveva clamorosamente fallito il tap-in) qualche minuto prima. 


Come mi aspettavo il match non è stato indimenticabile e ha ricordato molte uscite dello scorso anno: novanta minuti in cui si concede poco o niente all'avversario, ma in cui arrivare al goal pare un'impresa. Il fatto che gli ucraini siano rimasti in dieci ci ha spianato la strada e in seguito i ragazzi hanno solo dovuto gestire il risultato.
Ma forse anche di un Dnipro-Inter qualunque si può (anzi, si deve) fare tesoro, non tanto per ciò che va replicato, quanto per esperimenti agghiaccianti da non riprovare nemmeno sul 7-0 (risultato a caso).
Ultima in ordine cronologico, ma prima per distacco: Jonathan mezz'ala."Non si può fare!!!" avrebbe urlato il Dottor Frankestein. Vedere il Divino aggirarsi per il centrocampo reclamando palloni su palloni, sbagliando tutti i passaggi possibili (anche quelli più semplici) è stato uno scempio (per fortuna breve). E' dal pre-campionato che Mazzarri ha questa malsana idea (lui sicuramente pensa di aver fatto chissà quale pensata), in realtà in quei pochi minuti ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza.


La vittoria non deve farci dimenticare che nel primo tempo non abbiamo mai tirato in porta (basti pensare che Kuzmanovic è sato il più pericoloso). E ciò non posso non imputarlo alla mancanza della seconda punta. Anche se supportato da Guarin, insignito addirittura della fascia di capitano, Maurito è rimasto isolato come sempre quando deve far reparto da solo. E' un attaccante che ama la profondità, ma per sfruttare questa caratteristica ha bisogno di una seconda punta. E come volevasi dimostrare, dopo l'ingresso di Osvaldo la fase offensiva si è fatta più corposa e, dopo qualche occasione sciupata, è arrivato il sigillo di Danilo.

Dovrebbe apparire chiaro anche al mister che, a costo di fare giocare Bonazzoli, si deve togliere dalla testa questo 3-6-1, che porta a vie centrali superintasate e obbliga a spostare il gioco in orizzontale sugli esterni
Mi è piaciuto l'atteggiamento delle "riserve", anche di chi, come Kuz o Campagnaro, di partite in campionato ne farà ben poche. Sperando di andare avanti nelle coppe, avranno il loro palcoscenico assicurato.
Ora si andrà a Palermo, campo tradizionalmente ostico per l'Inter, contro una neopromossa che non ha gli stessi valori di un tempo. Tradotto, bisogna vincere, non tanto per la classifica (anche se almeno una tra Juve e Milan perderà punti) ma per la già citata continuità di risultati, che l'anno scorso è tanto mancata.     

Nessun commento:

Posta un commento